sabato 3 dicembre 2011

brutta. ma anche: classe 1976, orrore! tempo di lettura previsto 1'58"




ieri mi è malauguratamente venuta in mente questa canzone.
una canzone di merda, intendiamoci, ma che mi impone delle riflessioni.
cioè che nessuno dovrebbe dire a un altro che è brutto. non in faccia almeno, non così.
non a 15 anni. l’età che presumibilmente ha il mostro della canzone, e che è un’età effettivamente ingenerosa. 
quando poi hai 15 anni nel 1991, i brufoli, i capelli crespi sistemati alla meno peggio con una pettinessa e atteggiati in un imperdonabile ‘cocco’, e tua mamma ti costringe a mettere gonne lunghe e giacche con le spalline, ti vieta l’uso della pinzetta per le ciglia ‘che devi fare a mamma, tanto a che ti serve?’ e non ti compra altre scarpe che delle timberland  pezzotte che ti impone di usare anche sotto le gonne tipo, allora sì, sei davvero sfigata. o, effettivamente, per dirla con alessandro canino proprio ‘brutta’.
e io non ero neanche la succitata acciughina, ma una robusta ragazzotta precocemente sviluppata senza neanche il bene delle tette grosse.
insomma, un cesso.
né il  mio fidanzato dell’epoca risparmiava di ricordarmelo. cioè aveva anche un poco ragione, però magari evitare di dirmelo, eh?
anche perché lui era bellissimo, il ragazzo più figo che avessi mai visto (e a tutt’oggi rimane nella mia personale top-five, -vabbè non ci vuole assai comunque), e  si chiamava alessandro come il canino di cui sopra ma a differenza del cantautore frizzantino era meno indulgente.
cioè lui mi diceva proprio: ‘sei un po’ brutta’. ma serio, eh. e me lo diceva spesso.
e io che pianti che mi facevo, ma assai… mi chiudevo nella stanza tormentando il mio diario e interrogandolo sul perché lui fosse così cattivo con me, ed ero ovviamente terrorizzata di perderlo dopo anni e anni in cui avevo sospirato passando davanti alla porta della sua classe, e non mi sembrava vero che mi ero portata a casa quel comò.
e meno male che alessandro era un intellettuale, lui leggeva, disegnava –meravigliosamente-,  mi sorprendeva con disamine guizzanti e pensieri laterali (mi ricordo che mi teneva ore a parlarmi della guerra del golfo), ma io, IO vedevo non è la rai che il quello stesso 1991 vedeva la luce.
la trasmissione più ingiusta del pianeta terra.
non forse per gli adolescenti segaioli  e i loro papà, ma per le loro squallide e irrisolte compagnucce di classe, sì.
cioè io sapevo perfettamente come doveva essere fatta una quindicenne bona e  nutrivo un’invidia livida per quelle tope secchissime dai capelli meravigliosi che agitavano culi perfetti.
e sapevo perfettamente di essere la cosa più distante da una qualsiasi alessia o federica o laura o non lo so.
ma che anni bui.
poi fortunatamente hanno inventato la piastra per i capelli, io ho avuto il bene di potermi scegliere i vestiti da sola, i brufoli – non tutti- se ne sono andati, ho preso confidenza con la ceretta e sono entrata nel pianeta tacco.
diciamo che le cose vanno un poco meglio adesso. ma vorrei comunque dire a gianni boncompagni che lo odio. 
ah, e pure a alessandro canino che i comunque 'i seni' non mi sono cresciuti e il rimmel non ‘si strucca’ e che anche se gli serviva solo per la rima gli è uscita male lo stesso.
ciao.