domenica 19 febbraio 2012

fiori d'arancio. tempo di lettura previsto 49"


Posso affermare con incontrovertibile certezza che cinque anni  fa, a quest’ora, ero la donna più felice del mondo.
E ho continuato a pensarlo a lungo. Per mesi, per anni.
Cinque anni fa a quest’ora stavo ballando con colui che da una manciata di minuti era diventato mio marito.
Avevo un vestito bellissimo, i capelli raccolti, i piedi che mi facevano male, e non riuscivo a smettere di sorridere ed avevo intorno un sacco di amici e persone che amavo e che con me e per me, pure sorridevano.
Aveva piovuto tutto il giorno ma neanche una goccia di pioggia aveva intaccato l’allegria di quelle ore.
E la speranza. Anzi, la certezza.
La certezza che da quel momento in poi la mia vita sarebbe stata sempre bella come in quei momenti e anche di più.
Non facile, certo, non sempre in discesa, ma sicuramente bella.
Perché è questo che si pensa quando ci si sposa:  si va incontro con slancio alla vita che ti sorride e che ti aspetta a braccia aperte piena di sorprese e di risposte.
E poi che il matrimonio è un fatto bellissimo: metti la tua vita nelle mani di un’altra persona, consacri il tuo amore a dio, alla comunità in cui vivi. Ti impegni a creare una piccola tribù allegra.
Ma non sempre le risposte che la vita ha in serbo sono quelle che ti aspetti, anzi. Spesso la vita sa essere molto molto cattiva, e ti tradisce e tu invece credevi in lei, ci avevi sperato proprio, e invece niente, è crudele e ti fa male.
Ti assesta dei pugni nella pancia fortissimi, che ti levano il respiro.
ti tramortisce, ti attacca alle spalle così all’improvviso, e non fai neanche a tempo ad accorgertene che stai guardando cadere a pezzi, impotente,  una roba che sembrava solidissima, indistruttibile. E invece.
Invece stai lì, tra i cocci, cercando di capire come è potuto succedere, quando è iniziata la discesa, cosa hai detto, cosa avresti dovuto dire, cosa hai fatto, cosa avresti potuto fare.
Ma a quel punto le domande sono del tutto inutili, e le risposte assolutamente vane.
C’è solo da mettere la tua vita in qualche scatola, asciugare le lacrime, stringere i denti, accettare il fallimento, attraversare il dolore.
E ricominciare. E sperare che un’altra felicità è possibile.
Sono passati un po’ di anni da allora e nonostante tutto non ho smesso di pensare che da qualche parte c’è un angolino dove posso riposarmi e riprendere fiato.  
Sono certa che deve essercene uno anche per me.