mercoledì 9 novembre 2011

serendipity. cioè che quando sento le canzoni di gigione poi mi sembra che le ha scritte proprio pensando a me. tempo di lettura previsto 1'57"

sette pezzi dalla discografia essenziale del cantautore di boscoreale per raccontare quello che di me neanche pensavo di conoscere, ma lui invece.

il gelatino                 

pezzo scritto a quattro mani col giovane jo donatello, cadetto della famiglia ciaravola.
la canzone parla di uno che vuole dare il gelato a una, ma lei poi ci deve dare la fragolina a lui.
una storia di cibi negati, diete, digiuni coatti, per me che sin da bambina ho avuto problemi di peso.

la campagnola            

brano dagli inconfondibili echi erotico-bucolici, che mi ricorda di quando ero piccola e andavo in campagna dai nonni e là c’erano un sacco di animali e una volta ho provato a mungere un toro.

la porchetta                 



dal sapore boccaccesco, questa canzone è un poco un inno al maiale e un poco pure metafora di una donna molto stuzzicante e frizzantina.
oh, io c’ho il mio pubblico.




voglio fa bumbu           
  
                                 


lecca lecca                   


i due brani che si distinguono per un’intensa pulsione ritmica, tipica della musica anni ’70, ma che strizzano incontrovertibilmente l’occhio alla disco music del decennio successivo- ben restituiscono le mie prime  inconfessate voglie d'amore:  amori platonici, puri,  ma carichi di emozioni e batticuori.
il lecca lecca è chiaramente il prodotto dolciario destinato all’infanzia.

lauretta                       


quando abbandona il genere erotico-trash, gigione è capace di prodursi in capolavori dal forte sapore romantico.
tipo lauretta. che è la storia di una che si chiama lauretta e si sposa e il padre è triste mentre l’accompagna all’altare perché si ricorda di quando lei era piccola.
vabbè, anche a me sarebbe tanto piaciuto, ma non.




la signora del castello  

è la canzone della maturità, della compiutezza sessuale, di quel sano libertismo unito all’amore per il giardinaggio e la campagna. la signora del castello (e io sò principessa, eh) si colloca a metà strada tra madame bovary e janira majello che se non lo sapete è la fidanzata di luca  sardella che fanno le trasmissioni delle piante.

c’è però tutta una parte della produzione del maestro della pelvica  dalla quale prendo fortemente le distanze: si tratta del filone religioso (scusa nonna scusa) che include però brani dal forte impatto emotivo, e ne denunciano la ricerca di nessi eziologici. sono belli, dice che a qualcuno gli sono venute anche le stimmate sentendoli. essi sono, tra gli altri: caro papa, padre pio (che ci hanno fatto anche il musicarello) la madonna di montevergine.
conclusioni:
e comunque a me gigione mi capisce meglio del mio psicologo.

cameriere, champagne. perché io potevo essere la figlia di peppino di capri, ma invece. tempo di lettura previsto 1’23”

Esatto, Peppino di Capri, al secolo  Giuseppe Faiella, classe 1939.
Lui, il sogno erotico di qualsiasi donna nata a cavallo degli anni ’50.
Almeno così dice mia mamma.
Ci piaceva la televisione a colori, le tappezzerie arancione optical e Peppino di Capri.
“Ma è orrendo, non può piacerti, jà”
“E’ bellissimo, non capisci niente, è l’unico uomo con cui avrei potuto tradire tuo padre”
“Ha i capelli rosa”
“Non mi scocciare”
Ora, fermo restando che mio padre era veramente bellissimo e che il signor Faiella vestiva con delle giacche doppiopetto da mettersi scuorno ad andare in giro,vorrei ricordarvi che la tv e le riviste di quegli anni se ne cadevano dei vari Mastroianni,  Gassman,  Delon,  Newman, Redford, e mi voglio rovinare, ci metto  pure Berlinguer.
Ma niente, evidentemente a mia mamma ‘Speedy Gonzales’ci stimolava l’ormone del benessere, vai a sapere.
E comunque se ero figlia di Peppino di Capri ne ricavavo un sacco di vantaggi, tipo che:
mi invitavano a tutte le serate dell’Hollywood a Milano
avevo un ruolo da opinionista all’Arena di Giletti (ho detto Giletti, eh)
avevo un sacco di soldi e mi compravo anche la Porsche
potevo andare all’Isola dei Famosi nella categoria ‘figli di’
mi chiamavano a fare la madrina all’inaugurazione degli atelier di Sergio Rossi.
E invece.
Ma mi capitava pure che mi fidanzavo col figlio di Al Bano, il che comporta di per se’ due conseguenze imbarazzanti:  l’una, proprio intrinseca, cioè essere parente –ancorchè acquisito-di un uomo dalla dialettica complessa, il vocalizzo che uccide e che nel mai troppo lontano 2007 si è aggiudicato l’ambitissimo “Premio Internazionale Padre Pio”; l’altra di ordine estetico: ce l’avete presente Yari Carrisi? Musicista, fotografo, filosofo, l’anello di congiunzione tra Franchino e Raffaele Sollecito, praticamente.
E quindi, alla fine, mamma, meno male che no.
(anche se nel 1965 Peppino di Capri faceva il supporter ai concerti dei Betales, eh)

Musica maestro, perché siamo tutti figli di qualcuno:




http://www.youtube.com/watch?v=4v8O4ziVgLw&feature=fvst
http://www.youtube.com/watch?v=jp4wLi5Ptog
http://www.youtube.com/watch?v=1PU2XOSSvdk
http://www.youtube.com/watch?v=Cegf88CCtyU
http://www.youtube.com/watch?v=eYIp9lotYY8
http://www.youtube.com/watch?v=HZqbw0MVIv4