sette pezzi dalla discografia essenziale del cantautore di boscoreale per raccontare quello che di me neanche pensavo di conoscere, ma lui invece.
il gelatino
pezzo scritto a quattro mani col giovane jo donatello, cadetto della famiglia ciaravola.
la canzone parla di uno che vuole dare il gelato a una, ma lei poi ci deve dare la fragolina a lui.
una storia di cibi negati, diete, digiuni coatti, per me che sin da bambina ho avuto problemi di peso.
la campagnola
brano dagli inconfondibili echi erotico-bucolici, che mi ricorda di quando ero piccola e andavo in campagna dai nonni e là c’erano un sacco di animali e una volta ho provato a mungere un toro.
la porchetta
dal sapore boccaccesco, questa canzone è un poco un inno al maiale e un poco pure metafora di una donna molto stuzzicante e frizzantina.
oh, io c’ho il mio pubblico.
i due brani che si distinguono per un’intensa pulsione ritmica, tipica della musica anni ’70, ma che strizzano incontrovertibilmente l’occhio alla disco music del decennio successivo- ben restituiscono le mie prime inconfessate voglie d'amore: amori platonici, puri, ma carichi di emozioni e batticuori.
voglio fa bumbu
lecca lecca
i due brani che si distinguono per un’intensa pulsione ritmica, tipica della musica anni ’70, ma che strizzano incontrovertibilmente l’occhio alla disco music del decennio successivo- ben restituiscono le mie prime inconfessate voglie d'amore: amori platonici, puri, ma carichi di emozioni e batticuori.
il lecca lecca è chiaramente il prodotto dolciario destinato all’infanzia.
lauretta
quando abbandona il genere erotico-trash, gigione è capace di prodursi in capolavori dal forte sapore romantico.
tipo lauretta. che è la storia di una che si chiama lauretta e si sposa e il padre è triste mentre l’accompagna all’altare perché si ricorda di quando lei era piccola.
vabbè, anche a me sarebbe tanto piaciuto, ma non.
la signora del castello
la signora del castello
è la canzone della maturità, della compiutezza sessuale, di quel sano libertismo unito all’amore per il giardinaggio e la campagna. la signora del castello (e io sò principessa, eh) si colloca a metà strada tra madame bovary e janira majello che se non lo sapete è la fidanzata di luca sardella che fanno le trasmissioni delle piante.
c’è però tutta una parte della produzione del maestro della pelvica dalla quale prendo fortemente le distanze: si tratta del filone religioso (scusa nonna scusa) che include però brani dal forte impatto emotivo, e ne denunciano la ricerca di nessi eziologici. sono belli, dice che a qualcuno gli sono venute anche le stimmate sentendoli. essi sono, tra gli altri: caro papa, padre pio (che ci hanno fatto anche il musicarello) la madonna di montevergine.
conclusioni:
e comunque a me gigione mi capisce meglio del mio psicologo.