mercoledì 4 aprile 2012

tema: la mia mamma. tempo di lettura previsto 2’38”

la mia mamma si chiama susanna, ha 64 anni, è alta 1,65, ha i capelli corti, castani, occhi castani, corporatura media (da qualche tempo è un po’ ingrassata, veramente,  ma continuerei a definirla ‘media’), gli occhiali.  per tutta una vita ha insegnato matematica e scienze, adesso sta in pensione, si dedica con molta passione al volontariato ospedaliero. prima fumava tanto, poi ha smesso; da qualche mese ha ripreso. io spero sempre che smette di nuovo –o almeno che riduce un po’- anche la nonna è preoccupata.
fuma, gioca a carte e beve pure tanti caffè: una viziosa, insomma. e poi le piace la nutella, moltissimo, ne mangia a cucchiaiate: una delle poche cose che non è riuscita a trasmettermi. perché per il resto, anche se mi piace pensare di avere la mappa genetica  dei galmuzzi –cioè, da parte della sua famiglia si chiamano ‘marziani’ , voglio dire-  mi rendo conto di somigliarle ogni giorno di più, e non è che me ne dispiaccia poi così tanto.
perché è una donna buona e generosa e cristallina. ha proprio un cuore enorme, dove trova spazio chiunque, anche chi è stato irrispettoso con lei, o malvagio, o scorretto. il suo cuore è come la sua casa, come la sua cucina: puoi bussarci  a qualunque ora, trovi sempre da sederti e qualcosa di buono da mangiare, magari un cioccolatino dimenticato in fondo al cassetto, una pacco di biscotti infilatosi chissà dove.
non serba mai rancore, a nessuno, ma sorride e va avanti, dimenticando, o meglio facendo finta di. qualcuno può pensare che sia segno di sciatteria o di superficialità. niente di tutto questo: è solo un sano, cristiano, senso di accoglienza dell’altro. non dice mai di no, come me. e questo effettivamente non sono proprio contenta di averlo ereditato, eh.
però come lei provo a sorridere sempre, sempre guardare il buono che c’è nelle cose e nelle persone, non scoraggiarmi, andare avanti, dirmi che domani in fondo sarà migliore. 
da lei ho imparato l’arte culinaria e l’amore di cucinare per chiunque, nutrirlo, stringerlo nell’abbraccio di un cibo gustoso, confortevole, preparato con amore.
però non provate a chiederle una ricetta: non vi darà mai due volte la stessa, se ne dimentica sempre qualche pezzo, se ne inventa sempre qualche altro.
da lei ho imparato anche a farmi la manicure (quanti soldi di estetista risparmiati- almeno quelli) e anche le nostre mani si somigliano, anche se lei dice che le mie sono più belle. e si somigliano pure le nostre gambe: la forma è identica, solo che le mie sono più lunghe (io ho lo stacco di cosce galmuzzi).
per molti anni –fino al liceo- mi ha comprato lei i vestiti, orrendi devo dire, e mi faceva anche tagliare i capelli in una maniera che se qualcuno chiamava i servizi sociali mi mandavano subito in una casa famiglia. ma tanto a mamma sei sempre bella , sì certo.
quando le ho chiesto come nascevano i bambini mi ricordo che mi ha detto che una notte lei e papà si erano abbracciati fortissimo e da quell’amore ero nata io. ho sempre pensato che se avessi avuto un figlio avrei voluto dirgli lo stesso,  credo che sia una risposta oggettivamente perfetta.
e mi ricordo anche che è corsa di notte a svegliarmi e mi ha messo davanti alla tv quando è caduto il muro di berlino: avevo 13 anni, non capivo niente (non che adesso, eh) ma quelle immagini di gente felice e incredula ed esausta  ma forte e affamata di vita e di giustizia me le ricordo come se fosse ora e la ringrazio di avermi strappato a qualche ora di sonno.
dice sempre di se stessa che non è molto intelligente e che io –come papà per tutta una vita- la sovrasto.
oddio, una scheggia non è: quella volta che l’ho portata agli studi di ‘un posto al sole’ per farle una sorpresa,  pensava che le avevo comprato una tomba, sì, una tomba.
ma in realtà è solo pigra e forse, giustamente, un po’ stanca. io credo che abbia un ottimo potenziale e mi arrabbio perché non lo sfrutta, invece.  mi arrabbio anche quando è malata, o non si sente bene o mi chiede aiuto: patisco la sua vulnerabilità, mi spaventa. mamma è sempre quell’abbraccio, l’unico abbraccio, all’interno del quale le mie lacrime possono sciogliersi senza pudori, né paure, mica si può mettere in malattia.
è stonata, ma le piace cantare lo stesso e poi a ogni compleanno deve sempre intonare ‘tanti auguri a te’ e tutta la famiglia la odia per questo, perché è insopportabile, ma lei va giù dritto, e in fondo, mette allegria. ha sempre i cibi scaduti in frigo, è distratta, ripete sempre la stessa cosa, è insistente, si perde un sacco di roba, e poi ha il vizio di volerti per forza far leggere o ascoltare quello che in quell’esatto momento ha deciso lei: ha letto una roba interessante? non uscirai da quella porta senza che lei abbia declamato con tono stentoreo e vagamente teatrale l’articolo di giornale o la pagina del libro che ha deciso di propinarti. e poi pretende sempre di farmi sentire le canzoni di vecchioni: mamma a me vecchioni non mi piace, non fa niente che è un professore, è triste, mi fa la palla.
è sempre molto orgogliosa di me, e quando ho preso quel tesserino di pubblicista fetente, si credeva che tipo mi avevano assunto in rai e pretendeva che mi comprassi delle giacche e dei tailleur e lo diceva a tutti, che vergogna, anche alle commesse dei negozi. per via dello stesso tesserino, per anni mi ha affidato la stesura di: biglietti di auguri, messaggi di cordoglio, elenchi di cosa portare in vacanza, telegrammi di condoglianze, liste della spesa, verbali delle assemblee di condominio, menù pasquali e natalizi, annunci immobiliari, lettere di protesta, atti di convegni.
è una vita che mi ripete anche  ‘jà, sei giornalista, e scrivimela una bella lettera’: mammina mia, spero di averti accontentato.