martedì 3 gennaio 2012

ciao frodo. tempo di lettura previsto 1'23"

è morto frodo.
cioè non è che è morto proprio frodo frodo quello del ‘signore degli anelli’, ma uno che io chiamavo così perché ci somigliava.
a pensarci bene forse neanche tanto:  innanzitutto non aveva la taglia di un hobbit, ma anzi direi che era alto e smilzo. però aveva un sacco di capelli ricci, acconciati in una piega che neanche cristian, il cantante, e gli occhioni grandi e verdi e buoni. quelli sì.
poi si metteva degli stivaletti a punta sotto pantaloni ultraskinny, e dei laccetti al collo, tipo con dei ciondoli indiani, orrore. questo magari  preferisco non ricordarmelo.
credo che fosse un uomo allegro: tutti i suoi dipendenti –gli impiegati del piccolo supermercato che dirigeva- erano sempre felici e complici tra loro e cordiali. tranne gianni, ma vabbè quello è incazzato con la vita perché è zoppo, quindi non fa testo.
frodo è stata una delle prime persone che mi ha sorriso quando sono arrivata, sola, nella mia nuova, ennesima casa. ha sorriso a una donna giovane, che  forse trovava carina, un viso nuovo nella zona, una spesa enorme.
e di fronte a quella mezza dozzina di sacchetti mi sono sentita in dovere di raccontargli un po’ di fatti miei. non che io sia nota per la mia riservatezza, eh.
ma insomma, in pochi minuti, ma poi nelle settimane e nei mesi, frodo ha condiviso i miei dolori piccoli e grandi : il matrimonio, la casa, la separazione, poi il lavoro e ‘ma dai, sei bella e giovane e intelligente, vedi che tutto si sistema, su’. frodo credeva nella vita più di me, evidentemente.
spesso giocava a indovinare dalla spesa che facevo, cosa dovevo cucinare e per chi, e ogni tanto ci prendeva. un intuito che non lo supportava sempre, però: quando ha visto che ho iniziato a comprare omogeneizzati mi ha chiesto se avessi un bambino. ebbene, ho dovuto ricordargli che la nascita di un bambino di solito è preceduta da una gravidanza, uno stato facilmente intuibile, diciamo. e che no, gli omogeneizzati alla platessa erano per la gatta.
poi mi voleva sempre  far fare la tessera del super che io per scaramanzia non ho mai voluto fare: ogni giorno la stessa tarantella, lui diceva che la tessera allunga la vita. eh.
e poi basta. non ricordo molto altro di lui, se non che aveva una macchina color salmone, tipo una twingo e che una volta mi ha fatto comprare la carne sbagliata per lo spezzatino che gliela dovevo solo chiavare appresso. e poi che ogni volta che andavo cercando i cetrioli per fare lo tzatzichi mi diceva che per colpa del batterio killer i cetrioli non si trovavano ma poi invece il fruttivendolo a fianco ne aveva cataste.
non so neanche come si chiamasse o quanti anni avesse o se avesse famiglia.
però so che è sbagliato che sia morto, travolto da una macchina che non si è fermata, e che forse il mio saluto gli avrebbe strappato un altro sorriso.