giovedì 13 settembre 2012

caro diario. tempo di lettura previsto 2'03"


vengo svegliata da uno scampanellio dolce, ma deciso. e da un vociare inconfondibile, sano, felice.
è il primo giorno di scuola per i ragazzini di questa città.
mi precipito dal letto per guardarli. cazzo quanto sono belli e allegri e vivi. li sento chiamare per nome, uno per uno. si formano le classi, si disegnano i destini. anche se non riesco a vederli in faccia, quei ragazzini, posso solo immaginarne la pancia che fa male, le mani sudaticce, gli occhi che cercano altri occhi, occhi complici, occhi amici, occhi con cui guarderanno la vita nella stessa direzione per una bella fetta di tempo, alcuni addirittura per sempre. è la stagione degli inizi, è la stagione della felicità. è la stagione in cui tutto può succedere. garruli e zavorrati da borse inspiegabilmente pesanti, stringono alleanze, disegnano piani, parte la caccia alla ragazza più carina, al banco più strategico, al professore più carogna.
saranno anni speciali, non lo sanno ancora, ma in qualche modo lo avvertono. saranno anni puntualmente documentati dalle pagine dei loro diari, fedeli confessori, amici speciali, collezionisti muti di amori grandi e piccoli, aforismi solenni, baci timidi, sigarette fumate nei bagni, cantanti ritagliati dai giornaletti, biglietti del cinema, baci appassionati, brutti voti da non raccontare a casa, testi di canzoni d'amore, fughe, lacrime, chilometri di uniposca, promesse di amicizia eterna, delusioni, cuori che punteggiano le 'i'.
migliaia di pagine, tutte da riempire, cariche di aspettative e di attesa, dense di speranza.
anzi no. dense di certezze. perchè quando hai quindici anni non speri di diventare un architetto, un giornalista, un  insegnante, una mamma, un impiegato, di gestire un bar. a quindici anni ne sei eroicamente certo. e la sicurezza te la dà proprio il tuo kit della felicità: le pagine bianche di quel diario, lo zaino pasticciato già ad agosto, milleduecento pennarelli coloratissimi, quaderni super tecnici che costano un occhio della fronte, un dizionario che sfoglierai molto poco, le matite con la punta perfettamente temperata.
impossibile che le cose non vadano come pensi. il fallimento non è contemplato. la sconfitta neanche immaginata. i genitori, gli insegnanti, chiunque altro intorno a te disegni scenari apocalittici è solo un vecchio arrabbiato con la vita, fallito, frustrato. che della stessa vita non ha capito niente e che ora prova a rovinare la tua. è geloso della tua verginità, è un maligno, è un invidioso.
ci vorranno pochi anni per capire che quella non era invidia, ma un incontrovertibile invito alla prudenza. e che le cose quasi mai vanno come te le eri immaginate, e che sì, la vita ha in serbo per te un sacco di sgambetti.
ho letto da qualche parte che federico fellini era solito sedersi di fronte al suo analista senza proferire parola, ma solo mostrandogli una foto che lo ritraeva a quattordici anni. immagino il regista incredulo ingoiare un 'perchè?'.
perchè, caro diario, la vita spesso è assai indisponente.