martedì 19 marzo 2013

ciao. tempo di lettura previsto 1'32"


ciao, certe volte vorrei che fossi ancora qui. 
ancora una volta, almeno una, per dirmi cosa devo fare della mia vita, darmi un indirizzo, un cenno, un suggerimento. in fondo avrebbe dovuto essere tuo compito fornirmi un’indicazione minima, tracciare un solco, per darmi modo di capire se le mie scelte sono giuste o sbagliate, se i passi che compio mi porteranno lontano, se ancora una volta ho preso la strada sbagliata e mi sono immessa in un vicolo cieco. 
e vorrei averti qui anche per riposarmi, ogni tanto. e’ faticoso fare tutto da soli. e da soli assumersi la responsabilità delle decisioni, quelle grandi e quelle piccole. mi appoggerai te e ti direi, avanti, guida tu, affidandomi ciecamente. in fondo tu lo sai da prima di me quello che è giusto e quello che è sbagliato, ero nella tua mente millemila giorni fa. e invece mi tocca andare avanti da sola, un po’ a tentoni. e io detesto fare da apripista. 
molte volte mi sono detta che sei stato un po’ egoista a volare via, che non ci hai neanche voluto provare a rimanere, ad impegnarti, a portarlo fino in fondo il tuo progetto. ma poi penso solo che sei stato solo un uomo perfettibile come tanti, solo più stanco, più deluso, inconsolabilmente arrabbiato. e che forse mi hai voluto regalare solo un po’ di leggerezza. e darmi la possibilità di sbagliare da sola, cosa che peraltro mi riesce straordinariamente bene. 
e quindi eccomi qui, tanti anni senza di te che quasi non mi ricordo più la tua voce, a chiedermi cosa mi diresti se ci fossi. ma per fortuna la genetica non è un’opinione: e quel 50% di te che sono e che spesso detesto, ma che altrettanto spesso trovo brillante e divertente, mi fa un po’ da guida. so per certo, ad esempio, che avresti amato la mia rettitudine, il mio senso del giusto –il tuo senso del giusto- il mio rispetto per ogni forma di vita. e che avresti intimamente apprezzato, specchiandotici dentro, il mio sarcasmo, la mia intelligenza, la mia fierezza. disapprovato i miei studi, ma stimato le mie scelte lavorative, condannato la mia ostinazione, ma lodato la mia coerenza. 
e poi so che avresti detestato quasi tutte le mie amiche, galline. e i miei fidanzati, quelli proprio tutti: ti è bastato conoscerne solo qualcuno per capire come avrei orientato le mie scelte –cioè malissimo- e concedermi poco credito in tal senso. qualcuno potrebbe dire che li avresti odiati perché mi portavano via da te. no: erano veramente una roba inutile e perniciosa. 
naturalmente avresti trovato orrendo il modo in cui mi vesto, volgare quello in cui mi trucco, incomprensibile la necessità di possedere più di una borsa, inutile il senso di appendersi degli orecchini ai lati della faccia, tu che quando ti dicevo, vorrei uscire, mi aprivi il balcone della cucina. e io ti odiavo, e non vedevo l’ora di liberarmi di te. ma quante poche cose si capiscono a quindici anni. e non che dopo venti sia meglio: cambia la scena, ma le parti restano le stesse: i fidanzatini sono sostituiti dai compagni, le superga dai tacchi vertiginosi, il burrocacao al mirtillo dalle labbra laccate. e si continua. a sbagliare, a farsi domande, a recriminare, a cercare di scaricare le colpe su qualcun altro. ma non so perché, più passa il tempo, più funziona sempre meno. 

4 commenti:

  1. E sarebbe contento che sei rimasta intelligente, bella e spiritosa. :)

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  2. sarebbe contento e basta, lui ti amava com'eri, lo sai
    Ti voglio bene, Saretta, perché scrivi e mi fai commuovere
    Claudia

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  3. che bello che continui a scrivere <3
    mnemi

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  4. Diamine, di tutto quel che si è letto in rete ieri, questo è di gran lunga il più bel biglietto per la festa del papà.
    Sincero e autentico come immagino tu sia.

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